Trieste - Palazzo Pitteri e Palazzo Vanoli in Piazza dell'Unità d'Italia

Palazzo Pitteri: La costruzione del palazzo fu commissionata nel 1780 all'architetto friulano Ulderico Moro dal ricco negoziante Domenico Plenario. Nel 1801 l'edificio venne acquistato da Giovanni Iovovitz, e nel 1834 passò a Leopoldo Pitteri, a cui si deve il nome con cui è maggiormente conosciuto.
Nel 1810 il geografo e letterato Domenico Rossetti De Scander fondò nei locali al piano terra del palazzo la prima sede della Società di Minerva, che si proponeva di promuovere l'arte e la cultura della città di Trieste. Nel 1880 al piano terra del palazzo venne aperto il Caffè Flora, usato come ritrovo dai coristi del vicino Teatro Verdi.
Nel 1937 il piano terra venne ristrutturato e modificato, mentre nel 1982 lo studio di architettura Celli Tognon seguì una ristrutturazione generale dell'edificio, senza però modificare l'originale facciata settecentesca su Piazza Unità d'Italia.


Il bassorilievo sul portone raffigura San Sergio
In un appartamento di Palazzo Pitteri trascorse gli ultimi anni il musicista triestino Lelio Luttazzi, dopo essere tornato nella città natale.

Il palazzo, situato in Piazza Unità d'Italia tra il palazzo del municipio e il Grand Hotel Duchi d'Aosta, si articola in cinque piani. Il prospetto principale, che mostra elementi di stile tardo barocco e rococò, è composto da un corpo centrale leggermente aggettante dove si aprono cinque finestre per piano e due corpi laterali simmetrici con tre finestre ciascuno.
A livello del piano terra e del primo piano la facciata è rivestita con un bugnato liscio. Il secondo e terzo piano rappresentano i piani nobili e il corpo centrale è scandito da sei lesene terminanti con un capitello ionico. Le finestre centrali dei piani nobili sono sormontate da frontoni di forme alternate triangolari e semicircolari; solo la finestra al centro del secondo piano è dotata di un piccolo terrazzino ed è sormontata da una profonda nicchia decorata con uno stemma. All'epoca della sua costruzione il palazzo era visto come un esempio di architettura moderna. (Da Wikipedia)


Palazzo Vanoli: L'area di Piazza Unità dove oggi sorge il Grand Hotel Duchi d'Aosta, già in tempi antichi, ospitava piccole locande e alloggi per dare ospitalità ai mercanti che arrivavano a Trieste per rifornirsi di merci e ai marinai che vi soggiornavano durante il periodo di sosta delle navi: dall'"Hospitium Magnum" trecentesco, alla "Locanda del Porto" rinascimentale, restaurata e rifatta più volte. Nel Settecento venne ricostruita su terreno di proprietà comunale la "Locanda Grande", affidata dal Comune a osti e gestori temporanei, che per oltre un secolo fu il principale albergo cittadino ospitando, tra gli altri, gli imperatori Giuseppe II e Leopoldo II, la regina Maria Carolina di Napoli e l'ammiraglio Orazio Nelson. La locanda fu restaurata attorno al 1767 dall'architetto udinese Giovanni Fusconi. Nella Locanda Grande, l'8 giugno 1768, fu assassinato l'archeologo e storico dell'arte J.J. Winckelmann, che vi alloggiava, per mano del cuoco Francesco Arcangeli. Nel 1847 venne demolita la "Locanda Grande" e al suo posto, nel 1873, gli architetti Eugenio Geiringer e Giovanni Righetti realizzarono l'edificio attuale con funzione di albergo e ristorante. In origine si chiamava Hotel Garni, poi Vanoli gestito dall'albergatore Pietro Vanoli, dove nel 1912 venne introdotta l'energia elettrica. Dal 1972 diventa il Gran Hotel Duchi d'Aosta e Harry's Bar.

Progettato da Eugenio Geiringer e Giovanni Righetti nel 1873, ha una pianta rettangolare e si sviluppa su quattro piani di altezza. Il prospetto principale, che affaccia su Piazza Unità d'Italia, presenta uno stile eclettico caratterizzato da forme lineari. Il piano terra è occupato da un bar ristorante, mentre i tre piani successivi presentano tutti una serie di sette finestre tripartite, separate da lesene corinzie. In cima al primo e al terzo piano è presente una cornice decorata con motivi floreali, e motivi analoghi sono presenti anche al di sotto delle singole finestre. Il prospetto è coronato da una balaustra a colonnine, al centro della quale spicca la data in numeri romani MDCCCLXXIII, a ricordare l'anno di costruzione. Al di sopra della scritta si trova un gruppo scultoreo formato da una statua femminile, rappresentazione di Trieste, e dalla figura maschile di Mercurio, dio del commercio. Alle spalle di Mercurio si trova un putto, e il gruppo scultoreo è completato lateralmente da due cornucopie.

Sotto a sinistra: Il portone che si trova in Piazza dello Squero Vecchio, sul retro del Grand Hotel Duchi d'Aosta, Palazzo Vanoli.

STORIA: Fin dal XIV secolo sul sito dell'hotel si trovava un edificio destinato all'accoglienza dei viaggiatori, conosciuto come Hospitium Magnum. Costruito inizialmente per ospitare i mercanti di passaggio in città, nei secoli guadagnò una notevole reputazione, tanto che nel XVII secolo vi alloggiarono Maria Maddalena d'Austria, diretta a Firenze nel 1608 per sposare il granduca di Toscana Cosimo II de' Medici,[1] e l'infanta di Spagna Maria Anna d'Asburgo, durante il suo passaggio a Trieste nel 1631 mentre era diretta a Vienna per sue nozze con Ferdinando III d'Asburgo. Nel 1727 al posto dell'Hospitium Magnum e dell'adiacente Osteria del Dazio il comune di Trieste fece costruire l'Osteria Grande, che meno di 40 anni dopo, nel 1765, venne restaurata e ampliata per essere in grado di ospitare viaggiatori illustri, assumendo il nome di Locanda Grande.
Tra le personalità che alloggiarono nella nuova locanda vi furono l'ammiraglio Horatio Nelson, Giacomo Casanova, Carlo Goldoni, lo scrittore romantico francese François-René de Chateaubriand, gli imperatori Giuseppe II d'Asburgo-Lorena e Leopoldo II d'Asburgo-Lorena, Gioacchino Murat e il futuro re di Svezia e Norvegia Jean-Baptiste Jules Bernadotte. Proprio mentre alloggiava alla Locanda Grande l'8 giugno 1768 venne ucciso l'archeologo e storico dell'arte Johann Joachim Winckelmann, pugnalato dal proprio vicino di stanza Francesco Arcangeli. Nel 1847, durante le trasformazioni urbanistiche che interessarono la piazza, la Locanda Grande venne demolita, e nel 1873 le Assicurazioni Generali, al tempo proprietarie dell'area, incaricarono gli architetti Eugenio Geiringer e Giovanni Righetti di costruire al suo posto un nuovo albergo che prese il nome di Hotel Garni. Nel 1908 l'albergo cambiò nome in Hotel Vanoli, dal nome del nuovo proprietario, e nel 1912 fu uno dei primi edifici della città ad essere dotato di energia elettrica. Il nome Vanoli venne mantenuto fino al 1972, quando l'albergo divenne il Gran Hotel Duchi d’Aosta. (Da Wikipedia)



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